Alan Lee e Brian Froud: gli "acchiappafate"
I recommend Lucca for the smiles of the food and the quality of the girls. About the organizers...
A cura di Cosimo Lorenzo Pancini e Emanuele Vietina.
Il libro Faeries, su cui avete lavorato entrambi, è una pietra miliare dell'arte fantasy e del bookmaking in generale, perché ha ispirato molti altri lavori e ancora oggi, molti anni dopo la sua prima edizione, è un must per i fan dei mondi fatati. Puoi raccontarci qualcosa sulla genesi di questa esperienza?
Alan: Colgo l'opportunità per dire un pò di cose in pubblico riguardo la collaborazione con Brian. Ma prima di tutto devo cogliere l'occasione per correggere alcune delle scurrili falsità che lui ha messo in giro su di me:
1. non sono un alcolizzato;
2. non ho una gamba di legno... anzi, probabilmente le gambe sono la parte meno legnosa di me!
Brian: Beh, ce lo hanno semplicemente chiesto. Ian Ballantine, uno degli editori più importanti, venne in Inghilterra dagli USA e ci chiese di preparare il libro
L'idea era di scrivere un seguito del libro "Gnomes", però questo non aveva niente a che vedere con il nostro lavoro. Ci diedero il libro, lo prendemmo e, molto gentilmente, glielo rendemmo. Alan e io iniziammo a fare una ricerca, disegnare, dipingere, ma quando l'editore vide cosa stavamo facendo tornò di nuovo con il libro "Gnomes". Alla fine non lo pubblicò perché non stavamo facendo esattamente quello che loro pensavano che le fate fossero.
Poiché Alan e io eravamo fedeli a quello che le fate sono in realtà lo abbiamo portato a termine
Lavorare in così stretta collaborazione con un altro artista è un'esperienza piuttosto inusuale. Come avete gestito la vostra collaborazione?
Alan: Benché condividessimo la stessa casa quando abbiamo iniziato il lavoro su Faeries, prima che il libro fosse completo Brian aveva traslocato in una casa qualche centinaio di metri più in là sulla stressa strada. Aveva scritto la parola "Faery" sul muro in un bel carattere celtico e io l'ho copiata per la copertina del libro.
Brian aveva iniziato a lavorare sul libro prima che io potessi mettermi al lavoro sui soggetti che avevo scelto. Quindi finì per primo e stava già pensando a "The Dark Crystal" prima che io riuscissi a consegnare le ultime illustrazioni. Avevamo deciso i soggetti da trattare e ci eravamo divisi il lavoro sin dall'inizio, quindi non abbiamo speso molto tempo a discutere su cosa stavamo facendo. Così alla fine, quando David Larkin alla Pan Books iniziò a mettere assieme il libro, io trascorsi un po' di tempo presso di loro per fare un po' di disegni di collegamento, sistemare i caratteri e ritoccare i testi.
Brian: In seguito alla ricerca Alan ed io creammo una lista dei differenti tipi di fate che eravamo intenzionati a disegnare e lo scrivremmo su dei pezzi di carta che poi mettemmo sul pavimento. A turno prendemmo i pezzetti dal pavimento: Alan voleva fare molti dei soggetti mitologici in grande scala e io ero molto felice di occuparmi dei piccoli esserini brutti.
Inizialmente volevamo collaborare disegnando l'uno sui lavori dell'altro, ma alla fine non ci fu tempo. C'è stato un po' di crossover, nel senso che io ho fatto delle cose che sembrano di Alan e lui ha fatto delle cose che sembrano mie.
Qual'è stato l'elemento, l'artista, che maggiormente vi ha influenzato?
Alan: Siamo stati entrambi influenzati da Arthur Rackham e da tutti quei magnifici illustratori dell'età d'oro dell'illustrazione di libri. A me piaceva in particolare Edmund Dulac.
Brian: Credo che entrambi siamo stati influenzati dal paesaggio della zona in cui abitiamo, il Dartmoor.
Chi ha fatto il lavoro migliore?
Alan: Sicuramente Brian, ma solo perché aveva tutti quei folletti chiusi nell'armadio, che uscivano di notte e correggevano tutti i suoi errori!
Brian: Io ho fatto sicuramente il peggiore o uno dei peggiori. Un critico ha apprezzato il libro, ma ha indicato uno dei miei disegni come uno dei più brutti che abbia mai visto.
Cosa vi ha portato ad occuparvi di arte fantasy?
Alan: Arte fantasy? Che intendi per arte fantasy? La mia arte, fantasy?
Brian: Beh... non lo so. Quando ho iniziato nel campo dell'illustrazione ho dipinto svariati tipi di soggetti, ma, indipendentemente da quanta ricerca facessi sbagliavo sembre qualcosa: il cordame nelle navi di pirati o le uniformi dei soldati... Così decisi di dipingere esseri invisibili di modo che nessuno potesse dirmi che avevo sbagliato!
Avete entrambi avuto la possibilità di collaborare a grandi progetti cinematografici. Quali sono state le principali differenze nel vostro modo di lavorare nel passaggio dall'immagine stampata a quella in movimento?
Alan: Per Brian è stato più facile, perché aveva fatto già parecchio lavoro 3D in precedenza, e i film su cui ha lavorato erano basati sul suo lavoro precedente. Il salto più grande per me è stato quello di venir coinvolto negli effetti digitali della post-produzione. Non avevo nemmeno un indirizzo e-mail quando ho iniziato a lavorare sulla trilogia del Signore degli Anelli, quindi lavorare con i computer mi ha richiesto un grande sforzo iniziale di apprendimento. Oggi sempre più artisti e illustratori si stanno spostando sul digitale perché è uno strumento di pittura più veloce e più flessibile.
Brian: Non so come Alan lo abbia fatto quindi non posso dire quali siano state le differenze, ma entrambi siamo riusciti a portare la nostra visione sullo schermo.
Quando iniziai mi accorsi da subito che non potevo solo fare un disegno, andarmene e pensare che questo sarebbe arrivato sullo schermo, perché stavo lavorando con 400 persone per fare il film, quindi doveva esserci una collaborazione tra noi. Io dovetti guidare e plasmare la direzione che l'immagine doveva prendere.
Quando stavo mostrando Dark Crystal a Parigi mi chiesero "Perché Dark Crystal sembra il Signore degli Anelli?". La risposta è che sia io che Alan abitiamo nello stesso posto, quindi siamo stati entrambi ispirati dal nostro paesaggio e questo si riflette nel modo in cui disegniamo e nel modo in cui i nostri disegni appaiono.
Avete entrambi un approccio molto classico all'illustrazione, ma avete usato entrambi tecnologie digitali. Qual'è il tuo punto di vista sull'argomento?
Alan: Mi piace lavorare in digitale, ma ho bisogno di avere come punto di partenza almeno un disegno fisico o un dipinto. E' difficile mantenere le qualità individuali in un'opera che esiste solo come file digitale. Inoltre negli angoli della tua mente c'é sempre la consapevolezza che ogni tratto che fai è possibile solo grazie a queste altre persone che sono molto più svegli di te.
Brian: Man mano che invecchio mi accorgo che il tempo sta correndo via. Ho così tante idee che vorrei esprimere e lavorare in digitale, che è più veloce, è molto attraente. Io mi vedo non solo come un pittore, ma come un creatore di immagini. Con il digitale si possono creare immagini significative molto rapidamente. Però dove sta la magia? A volte c'è più magia in un semplice tratto di matita su un pezzo di carta ed è questo che mi intriga e mi attrae ancora.
Ho lavorato per anni su un progetto digitale, che ancora non è finito, ma sono anche ritornato interamente al disegno tradizionale.
Potete dirmi qualcosa riguardo la vostra esperienza con le convention in generale e Lucca Games in particolare?
Alan: Lucca è stata la migliore esperienza di questo tipo per me; la città è così bella e tutto è filato via liscio senza che gli organizzatori mostrassero alcun segno visibile di stress... tranne per quel poveraccio che a fine manifestazione è stato inseguito, tormentato e trasformato in un graffito ambulante (N.d.T. il Macaluso).
Brian: La maggior parte delle convention sono grandi e senz'anima, ma essere a Lucca Comics&Games e come far parte di una grande famiglia.
Raccomandereste Lucca per:
a) la qualità del cibo
b) il sorriso delle ragazze
c) le gentilezze degli organizzatori?
Alan:
a) certamente!
b) assolutamente!
c) sicuramente!
Brian: Raccomandei Lucca per i sorrisi del cibo e la qualità delle ragazze. Sugli organizzatori meno dico meglio è!
Come è stato lavorare sul poster di Lucca Comics and Games 2007?
Brian: Oddio! Quello che volevo cercare di fare era di racchiudere in un'unica immagine qualcosa che fosse significativo sia per i fan dei Comics che per quelli dei Games.
Abbiamo visto su youtube il trailer di un misterioso video sui conigli vampiri che annuncia una nuova collaborazione tra voi due... è questo l'oscuro segreto che stavate cercando di nasconderci a Lucca?
Alan: Beh, visto che insisti nelle domande su "oscuri segreti" e "conigli vampiri", ti svelerò che "Conigli Vampiri" non è solo una stupida favola, ma è veramente basata su eventi reali. Io e Brian ci siamo trovati, in momenti diversi, all'alba, in una notte di luna piena, nudi e tremanti per il freddo, con un coniglio insanguinato tra le fauci. I conigli vampiri che si sono propagati in tutta l'Inghilterra meridionale (e sono pure stati avvistati mentre spuntavano dall'estremo francese del tunnel della Manica), sono ovviamente quei pochi che sono riusciti a sfuggirci... ma non prima di essere stati infettati!
Questo è tutto quello che sono disposto a svelare sull'argomento... per adesso!
Brian:Il segreto che stavamo nascondendo è che Alan stava cercando di essere molto gentile nei miei confronti, ma poiché è un vegetariano doc e amante degli animali era contrario alle pantofole conigliose, che portavo sotto la scrivania. Dopo il film ci fu una scena molto brutta perché si mise ad inseguirmi per le strade di Lucca cercando di sottrarmi le mie preziose pantofole conigliose... il mio "tesssoro".